Comunicato in archivio

OTT222023
 22 ottobre 2023

Restauri di opere cittadine

Al via i lavori di restauro e risanamento conservativo di alcune delle opere-simbolo della nostra città. Si tratta dello Stendardo di Piazzetta XX Settembre, tra il Palazzo comunale e la Loggia dei Bandi, della Colonna di Vigo e della targa commemorativa posta sulla facciata nord di casa Naccari.

Mauro Armelao, Sindaco di Chioggia:” Dalle parole ai fatti. Anche in questo caso interventi necessari e importanti, non più procrastinabili, che ridaranno lustro a opere d’arte nel nostro centro città. Abbiamo ereditato una situazione di abbandono in città, tantissime cose da fare e da sistemare e questo è l’ennesimo esempio di quanta poca attenzione è stata riservata a queste opere, tra l’altro molto apprezzate anche dai turisti. Soprattutto la colonna di Vigo con il
nostro Leone alato e lo stendardo che vede il nostro grande Tricolore sventolare orgoglioso in cima quasi a voler proteggere la città. In tanti anni nessuno si era mai accorto delle condizioni in cui versava la base? Gradini rotti e lasciati abbandonati con il rischio di perdere pezzi preziosi. Credo che la nostra città meriti rispetto e attenzione a non incuria e abbandono. Ci sono molte cose da fare ma in soli due anni programmare così tante cose è pressoché impossibile. Stiamo intervenendo come ho già avuto modo di dire in tutto il territorio. Aggiungo che realizzeremo anche interventi di asfaltatura ma se solo in passato ci fosse stata una programmazione delle opere ora non ci troveremmo in questa situazione”.

Angelo Mancin, Assessore ai Lavori pubblici del Comune di Chioggia: “Si tratta di interventi importanti perché coinvolgono luoghi cari alla città, in particolare alla Colonna di Vigo verranno posizionati dei paletti con catenelle al posto degli attuali “panettoni” e questo renderà il monumento più bello. Dopo questi lavori di restauro valuteremo, in accordo con la Soprintendenza, un intervento sulla parte lignea sopra le colonne sulla facciata della Loggia dei Bandi. Si tratta di una parte danneggiata dal tempo che necessità di restauro. L’attenzione dell’Amministrazione Armelao alla città è sempre molto alta”.

Gli interventi

I lavori dureranno all’incirca un paio di mesi (verranno completati prima di Natale) e il costo si aggira sui 10.000 euro circa.

Stendardo

Dopo un deprecabile atto vandalico compiuto a luglio scorso che ha portato alla rottura di parti di due gradini, l’Amministrazione ha deciso di intervenire in maniere sostanziale sull’opera d’arte. I pezzi rotti dei gradini erano stati recuperati dalla Polizia locale all’epoca del danneggiamento e, in seguito ad una attenta valutazione, si è arrivati alla decisione di intervenire in maniera più completa anche sullo stendardo. Alla base dei gradini verranno collocati dei paletti con catenella simili a quelli che si trovano davanti alla Chiesa di San Giacomo. La Soprintendenza ha già dato parere favorevole. I lavori comprendono la pulizia dei gradini e del complesso marmoreo attraverso pulitura, spazzolatura e stuccatura che ridonerà l’antico splendore all’opera. Nel periodo dell’intervento alcuni banchi del mercato del giovedì che solitamente stazionano nei pressi dell’opera verranno spostati in altri posti dedicati.

Cenni storici. Lo Stendardo, è ubicato in Piazzetta XX Settembre, tra il palazzo Comunale e la Loggia dei Bandi e si affaccia direttamente su corso del Popolo. E’ composto da un complesso marmoreo che sostiene il pennone dove sventola il tricolore. Dai libri di storia della città emerge che un monumento reggente il pennone della bandiera era presente già nel 1431, ma la sua collocazione risultava davanti al Palazzo Pretorio e non nella sede attuale. Questo, abbattuto da una tromba d’aria nel 1683, venne ricostruito dal podestà Luigi Malipiero nello stesso anno. La nuova ubicazione avvenne nel 1714, sotto il podestà Gerolamo Fini, come si può leggere in una iscrizione disposta verticalmente sul basamento dello Stendardo, dopo che il Maggior Consiglio decise di realizzare, nel 1712, un nuovo monumento. Questo venne commissionato a Gioseffo Zeminiani, figlio dello scultore veneziano Domenico Giacomo per un costo totale di 180 ducati. Il gruppo marmoreo, composto da tre figure di telamoni (schiavi), poggia su un basamento di quattro gradini e si atteggiano a sopportare lo sforzo di sorreggere l’asta che sovrasta il monumento. La popolazione ha battezzato i talamoni con i nomi: Andrea (Andreetto), Giacomo (Giacometto) e Filippo (Filippetto), nomi che derivano dalla posizione delle statue rivolte rispettivamente verso le chiese di S. Andrea, S. Giacomo e S. Filippo Neri. Sulla sommità troviamo una banderuola di metallo traforato con lo stemma della città di Chioggia. Un bozzetto del basamento marmoreo è conservato presso il Museo diocesano insieme ad un modello di terracotta. Il monumento, più che per le sue doti estetiche e per la sua fattura, è legato alla storia di Chioggia e alle vicende che lo videro protagonista. Nel 1848, il 18 marzo, un ardito innalzava una bandiera rossa sotto gli occhi attoniti degli austriaci del vicino corpo di guardia dislocato nella Loggia dei Bandi. Nel 1860, il 17 gennaio, vi comparve un tricolore ed essendo tagliate le corde un soldato si arrampicò per cercare di toglierlo ma nel tentativo di salire cadde e ci rimise la vita. Il pennone, dopo che era stato tolto per il tragico incidente del 1860, tornò sulle spalle dei telamoni nel 1866 con l’annessione di Chioggia al Regno d’Italia. Molti anni dopo, nel 1945, il monumento tornò alla cronaca per due efferati delitti, che i più anziani ancora ricordano. È la sera del 22 maggio 1945. Chioggia e Sottomarina hanno, da poche settimane, assaporato la gioia della Liberazione. Le coscienze però, non sono ancora completamente libere. Giunge la notizia che da Venezia sta arrivando un battello recante a bordo Gennaro Boscolo Marchi, detto “El Gennarin”, ufficiale fascista a comando della locale brigata nera, responsabile delle peggiori rappresaglie ai danni degli oppositori del regime; appena la barca giunge a riva, lungo la fondamenta delle carceri, si accalca una folla inferocita che preleva il gerarca e inizia ad accanirsi su di lui con estrema violenza, pestandolo, immergendolo più volte nel Canal Vena, fino a issarlo, già morto, in cima al pennone; la stessa sorte capita a Mario Manlio, chiamato “El Tenente col Pelo” per via del pelo d’agnello che copriva il suo pastrano, l’altro principale esponente delle sopraffazioni fasciste, il quale verrà legato alle catene del pennone e ripetutamente abbassato e sollevato, fino a strangolarlo, dilaniandone il corpo.

Colonna di Vigo

La colonna è stata restaurata recentemente, quindi nessun intervento è previsto sulla colonna in sé ma verranno ripuliti i gradini. Le deiezioni dei cani, l’incuria e la sporcizia hanno reso particolarmente degradati i gradini che verranno ripuliti.

L’invito ai cittadini è quello di evitare che i propri amici a 4 zampe possano usare i monumenti storici per le necessità fisiologiche. La pipì infatti è molto acida e rovina in maniera inesorabile il marmo.

Al termine della ripulitura, verranno posizionati dei paletti con catenelle al posto degli attuali “panettoni”. Questi dissuasori in marmo vengono regolarmente spostati e per evitare che questo avvenga, i tecnici hanno deciso di sostituirli con paletti più piccoli, belli e maggiormente in linea con il resto dell’arredo urbano e che consentiranno anche la completa visione dello storico basamento.

Cenni storici. La colonna di Vigo è uno degli elementi architettonici più rappresentativi di Chioggia. Posta a nord di Corso del Popolo, ne funge da chiusura o apertura per chi giunge dalla laguna. Si erge nella Piazzetta di Vigo come un vero e proprio simbolo della città di Chioggia ed è uno straordinario elemento architettonico che impreziosisce la città, già ricca di capolavori e di testimonianze artistiche. Venuta alla luce dopo alcuni scavi risalenti alla fine del diciottesimo secolo per ricostruire parte della torre con orologio e campana dell'antico Palazzo di Città (oggi sede del Comune di Chioggia), la colonna si presenta in tutta la sua straordinaria bellezza attraverso anche un lavoro di recupero e di restauro, grazie al quale è stato possibile collocarla nella sua attuale posizione. E' impossibile risalire ad una datazione precisa, ritrovata nel 1763, si ipotizza avere origini bizantine e quindi risalire al XII secolo. Nel 1786, dopo che fu restaurata venne collocata al centro di Piazzetta Vigo da Giulio Antonio Mussato, il podestà. La colonna si presenta interamente realizzata in marmo greco e si compone di un doppio basamento squadrato. Nella parte inferiore del fusto della colonna spicca il bassorilievo con il leone alato simbolo della Serenissima Repubblica di Venezia. Nella parte alta si nota il capitello bizantino sormontato da un Leone Alato le cui dimensioni risultano molto ridotte rispetto all’altezza della colonna. Questo venne posto sulla colonna di Vigo nel 1786, e da qui venne tolto alla caduta della repubblica di San Marco e, in seguito, ripristinato. Nonostante le sue dimensioni che hanno indotto molti a soprannominarlo “el gato”, questo leone, ha molte singolarità che lo rendono unico tra i leoni marciani. Confrontandolo con il leone stilita di bronzo posto nella colonna della Piazzetta di San Marco, si può notare che la posizione non è andante, ma accosciata, la zampa di destra sostiene uno stiletto in parte in rame sopra il libro aperto, mentre la coda è rilassata attorno al corpo. Altri leoni marciani rilevanti di Chioggia si trovano sulla facciata della cattedrale di Santa Maria Assunta e sulla Porta Garibaldi già di Santa Maria.

Targa commemorativa di palazzo Naccari

Si è crepata la lastra in marmo e quindi verrà sistemata e ripulita.

Cenni storici. Sulla facciata nord della casa un tempo del podestà Antonio Naccari , posta lungo corso del Popolo e in affaccio su piazzetta Merlin, si trova la targa commemorativa dedicata ai patrioti che nel 1848 portarono alla firma dell’atto di resa dell’Austria. La storia racconta che dopo la caduta di Napoleone Bonaparte, nel 1814, gli austriaci tornarono a dominare per la seconda volta Chioggia e vi rimasero quasi mezzo secolo. La Municipalità aveva preso il nome di Congregazione municipale e a capo del governo cittadino era ritornato il podestà, che rimaneva in carica per tre anni. In quegli anni gli Austraici cercarono sempre di bloccare lo sviluppo del porto,e delle aree lagunari e questo generò molto malcontento. Nel 1848 ai primi segnali di rivolta di Venezia, fece eco anche Chioggia che rispose scendendo in piazza il 18 marzo. In quella circostanza un uomo ebbe l’ardore di arrampicarsi sullo stendardo legandovi una bandiera rossa, al grido di “Viva l’Italia, via Pio IX”, sfidando la legione austriaca che si trovava nella vicina Loggia dei Bandi. Fu l’inizio di una serie di manifestazioni spontanee alle quali il comandante della piazza, maggiore Giuseppe Gorizzutti, evitò di reagire e di fatto la città si liberò senza alcun intervento esterno. Nella notte tra il 22 ed il 23 marzo (mentre a Venezia Daniele Manin proclamava l’indipendenza della Repubblica veneziana), nella casa del podestà Antonio Naccari, venne firmato l’atto di resa e venne costituito un governo autonomo, con lo stesso Naccari alla guida, appoggiato dai patrioti Tommaso Venturini, Tommaso Vianelli, Alessandro Perlasca, Angelo Cipriotto, Giacomo Domenico Lisatti e Antonio Bonivento.

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Data ultima modifica: 10-10-2018
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